Senza alcun dubbio il 900 come secolo ha rappresentato un enorme punto di rottura nel mondo dell'arte in generale. In questo mio breve articolo mi vorrei soffermare su alcuni punti di giudizio dell'opera d'arte e delle riflessioni ad essa legate nel secolo scorso.
Credo sia molto interessante tener conto proprio del fenomeno, e di fenomeno vero e proprio possiamo parlare dell'obsolescenza a cui va incontro l'opera d'arte. Credo che sia uno dei fenomeni che spiegano di più non soltanto il perché certe opere scompaiono rapidamente, ma anche, anzi soprattutto direi, il modo in cui l'opera stessa, in generale, viene percepita e recepita dai fruitori dell'arte stessa. Questo ci spiega in quale maniera la comprensione stessa dell'opera d'arte dipenda, quasi esclusivamente, dalla contemporaneità.
Oggi si tende a generalizzare due figure di riferimento del mondo artistico: troviamo allo stesso tavolo uno storico dell'arte e un critico. La differenza tra i due c'è ed è presente. Lo storico contestualizza a dovere l'opera in ogni suo aspetto, mentre il critico d'arte ha lo sguardo rivolto alla contemporaneità. Ma è anche vero che, a volte, lo storico manca di “sensibilità” nel giudicare l'opera d'arte a lui contemporanea. Ed è anche vero, allo stesso modo, che il critico non possiede le basi adatte per giudicare tutta l'arte in generale. Come sappiamo tutti e tutti ne abbiamo esperienza ci sono delle opere che hanno durata millenaria. I capolavori di Raffaello, Giotto, Caravaggio etc... senza voler parlare dell'arte antica e medievale, sono oggi ancora ammirate da milioni di persone nel mondo. Mentre gli artisti contemporanei, a volte, non sopravvivono nemmeno un decennio. Ora la domanda che ci si pone è: colpa della società in cui viviamo, con tutti i moderni mezzi di comunicazione, oppure del fatto che l'arte non sia più in grado di parlare al mondo? Personalmente credo che la troppa voglia di comunicazione che esiste attorno a determinati argomenti (si contano, nel mondo, un innumerevole quantità di riviste specialistiche, di siti e blog attorno a cui ruota un mercato senza precedenti) possa disorientare il fruitore dell'opera stessa. Il mercato che esiste oggi intorno all'arte stessa mette in serio pericolo tutto un sistema basato, esclusivamente, sul gusto.
Ma l'esposizione, se si vuole andare in fondo al problema, non pregiudica solo il fruitore dell'opera d'arte ma anche l'artista stesso. Sempre più labile risulta, infatti, il confine tra successo e flop. Il punto è che questa linea di confine non viene assolutamente giudicata dal pubblico, ma da critici che ritengono, quasi arbitrariamente secondo il loro gusto, se l'opera sia valida o meno. Il pubblico, per questioni legate alla preparazione e all'informazione, viene veicolato da mezzi mediatici non indifferenti. Allora converrebbe ripensare al concetto di arte? Direi proprio di si. Il fatto che rimane da stabilire è se questo “nuovo” concetto di arte debba essere stabilito dagli storici o dai critici. A mio avviso, non si può essere un critico senza avere l'esatta cognizione e una perfetta conoscenza della storia dell'arte. Ma non si può nemmeno essere storici dell'arte senza sentire il dovere di approfondire il mondo della critica contemporanea. E se la parola tornasse ad un pubblico privo di pregiudizi?