giovedì 31 marzo 2011

Artista del mese di Aprile:

Matteo Daini
 di Edoardo Sorani



Per realizzare i suoi primi lavori, il giovane artista romano Matteo Daini utilizza principalmente la china. Ne sono l'esempio le quattro opere della serie "Le città invisibili", il cui titolo rimanda a un celebre romanzo di Italo Calvino, dove Marco Polo offre a Kubai Khan i racconti sull'architettura e sugli abitanti delle innumerevoli città che egli ha avuto modo di incontrare durante i suoi viaggi all'interno dell'Impero.
Daini raffigura dei paesaggi assaliti da un senso di desolazione e abbandono. Paesaggi isolati, città arroccate su colline da cui sembrano presidiare la valle, ma dove paiono anche essersi rifugiate, ritirate, come spaventate. Città invisibili, forse perché nascoste per loro stessa scelta, intrappolate nella sconfinatezza e vacuità delle loro atmosfere vagamente lunari e per niente terrestri. Città che sembrano finite in un'altra dimensione. Città fortificate perse in un passato ormai irrecuperabile e città-razzo o città astronavi che volano via nel futuro, che trapassano le nubi sotto forma di nere torri, come in fuga dal mondo degli umani e quindi dalla sua umanità.

Tra le opere con la china, ne troviamo alcune dove l'artista si avvale anche delle matite. È il caso delle tre raffigurazioni che compongono la serie "Vicolo dei gatti".
In queste opere regnano atmosfere oniriche, dove le tonalità soffuse dell'azzurro, del nero e del bianco danno vita a scorci di città completamente abbandonate alla quiete notturna. I protagonisti sono dei gatti, che al chiaro di luna, sui tetti o per le strade, vegliano pazientemente la notte di quei luoghi dolcemente addormentati.

Con la serie "I quattro elementi" Matteo Daini si cimenta con ottimi risultati nella pittura ad olio.  La particolarità di questa serie è già nei titoli stessi delle opere, che l'artista ha voluto re-interpretare.

Così ad esempio l'elemento dell'aria diventa "Speranze", una tela in cui piccoli uccelli neri si perdono leggeri in un vasto cielo che respira il blu, l'azzurro e il celeste, ma dove si trovano anche bianchi ed alabastrini accenni di nuvole.

In "Ricordi" (elemento della terra) un'ombra nera è proiettata sullo sfondo di dune desertiche. L'ombra, ben definita nella prima parte, va sgretolandosi per poi sfumare del tutto verso la fine. Si perde nel vento come ricordi, un tempo vividi, che il passare del tempo ha scolorito.

"Desideri" (elemento del fuoco) mostra un'intenso sfondo rosso su cui un gatto punta un pesce, poco distante dalla sua bocca. Più in basso a sinistra si trova l'ombra del gatto. In particolare il pesce è libero, sospeso in aria, esattamente a metà tra il felino e la sua ombra, come a voler rappresentare da un lato la facilità con cui può essere preso, ma dall'altro l'esitazione del gatto, dovuta all'intrinseco natura conflittuale del rapporto tra desiderio e suo soddisfacimento.

L'ultima tela della serie, "Passioni", raffigura l'elemento dell'acqua. Un mare profondo e potente ruba la scena a un cielo sbiadito. Nel mezzo, confinato quasi sulla linea dell'orizzonte, un faro lontano, unico arbitro e spettatore (l'artista?) dell'enorme forza del mare e delle sue onde. L'artista ricorre a pennellate forti e usa intense tonalità, dall'azzurro al blu, donando all'acqua un senso di immenso potere e pienezza.

Nell'opera "Lo Stregatto" Matteo Daini offre un saggio ancora migliore della sua raffinata abilità di impastare i colori. Al centro della tela l'immagine di un occhio. Un singolo particolare avvolto in una nebulosa di sfumature dai colori magici, che contrastano eppure allo stesso tempo sono amalgamati fra loro come ingredienti segreti di una magica pozione, come i poteri nascosti dell'anima del misterioso animale. L'occhio, come una mistica finestra, ci offre un varco tra il mondo razionale e quello della magia, tra la realtà e la favola. Ma è anche uno specchio, capace di  riflettere i lati più imperscrutabili e incomprensibili dell'animo umano.

Solo una mano. Questo è il soggetto dell'opera "Tutto ciò che ho". C'è meraviglia, ma anche consapevolezza, nell'artista che fissa la sua mano. Strumento di muscoli e ossa, strumento di carne mortale, persino sporca di terra, eppure capace di un potere che va ben al di là dell'azione compiuta, dell'opera realizzata. Forse non c'è bisogno che il dito divino sfiori quello umano, la mano dell'uomo già possiede il dono divino, quello di creare.




Le città invisibili I, 2010
China, 20 x 30 cm


Le città invisibili II, 2010
China, 20 x 30


Le città invisibili III, 2010
China, 20 x 30


Le città invisibili IV, 2010
China, 20 x 30

Vicolo dei gatti - Incontri ravvicinati, 2009
China e matite, 30 x 30
Vicolo dei gatti - Incontro a sorpresa, 2009
China e matite, 30 x 30

Vicolo dei gatti - In contro corrente, 2009
China e matite, 30 x 30



I quattro elementi - Speranze, 2010
Olio, 23.5 x 31 cm


I quattro elementi - Ricordi, 2010
Olio, 23.5 x 31 cm


I quattro elementi - Desideri, 2010
Olio, 23.5 x 31 cm


I quattro elementi - Passioni, 2010
Olio, 23.5 x 31 cm



Lo Stregatto, 2010
Olio e tecnica sperimentale con olio d'oliva a freddo su cartoncino e filigrana a trasudo, 20 x 30 cm


Tutto ciò che ho, 2010
Olio e pennarello su carta paglia, 20 x 30 cm